Qual è la differenza tra ‘troncamento’ ed ‘elisione’?

Dopo aver affrontato la questione sul come si scrive qual è è necessaria una piccola precisazione sulla differenza tra troncamento ed elisione (… scusa ma si scrive o po’ ? Si, forse ho bisogno di un ripassino…)

Vediamo cosa dice la grammatica:

Il troncamento (chiamato anche apocope e non vuole l’apostrofo) consiste nella eliminazione di una vocale o di una sillaba finale di una parola dinanzi ad altra parola che cominci per vocale o per consonante.
Il troncamento è possibile:
a) con parole di più sillabe;
b) quando la parola da troncare è di numero singolare; non si troncano pertanto popoli, signori, quelli, che sono plurali;
c) quando dinanzi alla vocale finale ci sia una delle seguenti consonanti : l, n, r e raramente m. Ad esempio, bel bambino, buon mattino, signor presidente;
d) quando la parola seguente non cominci con s impura, z, x, gn, ps. Quindi, vanno evitate forme come un psicologo, bel gnocco, quel zio, gran schiaffo;
e) quando la vocale finale è solitamente una e o una o; se è una a, la parola si tronca solo in ora (or ora), suora (suor Anna) e nei composti di allòra e ancòra.

Il troncamento è obbligatorio:

  • con uno e composti (alcuno, nessuno, ciascuno, ecc.) davanti a parole maschili inizianti per vocale o consonante (eccetto s impura, z, gn, ps). Ad esempio, un uomo, alcun pensiero, nessun dubbio, ciascun anno (ma uno scolaro, alcuno gnomo, nessuno zingaro vanno scritti in questa forma). Con i nomi femminili avremo elisione: un’anima, alcun’azione, nessun’invidia;
  • con buono davanti a vocale o consonante: ad esempio, un buon amico, un buon cavallo;
  • con bello e quello solo davanti a consonante (eccetto s impura, z, gn, ps): bel giovane, quel signore (ma bello spettacolo va scritto in questa forma).

Si ha ancora il troncamento:

  • con tale e quale davanti a vocale e consonante: qual governo, qual potere, tal attesa, tal cosa;
  • con l’aggettivo grande innanzi a nomi maschili e femminili al singolare e al plurale, e a verbi con funzione di nomi: gran fardello, gran sorpresa, gran cose, gran discutere. Davanti ad una parola che comincia per vocale va invece eliso. Dunque non gran affare, gran usuraio, gran onore, ecc., ma grand’affare, grand’usuraio, grand’onore o – meglio – grande affare, grande usuraio, grande onore;
  • con santo davanti a nome proprio cominciante con consonante: san Carlo, san Giovanni (ma santo Stefano, ad esempio, è la forma da utilizzare);
  • con frate davanti a nome proprio cominciante con consonante: fra Cristoforo;
  • con suora davanti a nome proprio: suor Angela, suor Teresa.

Di regola il troncamento non richiede l’apostrofo che, invece, nell’elisione viene messo al posto della vocale elisa; ma non mancano troncamenti che comunque richiedono l’apostrofo.
Si veda la sottostante tabella.

L’ elisione è la caduta della vocale finale di una parola dinanzi alla vocale iniziale di un’altra: tale caduta è indicata dal segno dell’apostrofo: brav’uomo, quell’albero.

Per l’elisione è necessario:
1) che la parola da elidere non termini con vocale accentata: ad esempi, tutt’altro, quell’uomo (“fu ultimo” va invece scritto così);
2) che l’elisione non determini confusione: ad esempio, le età e non l’età che si potrebbe confondere con il singolare.

L’elisione è obbligatoria con gli articoli lo, la, una (l’ostaggio, l’aquila, un’anfora) e con le preposizioni articolate composte da lo, la (dell’ovile, all’aria, nell’isola, dall’Africa, sull’insalata).

Si ha inoltre l’elisione nei seguenti casi:

  • con questo-a, quello-a, bello-a, grande, buona, santo-a davanti a nomi inizianti con vocale: un’oca, quest’uomo, quell’arma, bell’asino, grand’olmo, buon’anima, sant’Orsola;
  • con le particelle mi, ti, si, vi, ne, lo, la: m’accompagna, t’aspetto, s’allontana, v’esalta, m’ama, l’intende (ma si scrive anche: mi accompagna, ti aspetto, si allontana, ecc.);
  • con la preposizione di: d’aria, d’estro, d’orzo (ma si scrive anche: di aria, di estro, di orzo);
  • la particella pronominale ci si elide solamente davanti a e ed i: c’esprime, c’indicò (sebbene vada precisato che in questi casi è preferibile non elidere ci);
  • gli (pronome e articolo) si elide soltanto davanti a parola cominciante per i: gl’indicai, gl’inglesi (ma anche: gli indicai, gli inglesi). Non si può dunque scrivere, anche perché impronunciabile: gl’amici, gl’uomini, gl’esperti;
  • la preposizione da si elide solo in poche locuzioni avverbiali: d’altronde, d’altra parte, d’ora in poi. Sono senz’altro sgrammaticate le seguenti forme: casa d’affittare, merce d’asportare che vanno corrette così: da affittare, da asportare;
  • questo, cotesto, quello davanti a sostantivo che comincia per vocale fanno elisione: quest’ombrello, cotest’albero, quell’imbroglione;
  • sebbene sia parola accentata, si può elidere anche ché con i suoi composti perché, benché: ad esempio, perch’io, bench’io.

Si ricordi che uno e buono davanti a parola maschile non si elidono ma si troncano: un uomo, buon uomo.
L’articolo femminile plurale le non si elide se non talvolta dinanzi a parola cominciante per e, ma non a parola che abbia uguale il plurale al singolare: perciò, si può scrivere l’eliche come pure le eliche, ma non l’ingenuità che si confonderebbe con il plurale le ingenuità.

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